sabato, maggio 05, 2007

Il Cinque Maggio

Una delle due più famose odi civili di Manzoni, insieme a "Marzo 1821". Fu composta nel 1821 e dedicata a Napoleone.




Ei fu. Siccome immobile,


dato il mortal sospiro,


stette la spoglia immemore


orba di tanto spiro,
5
così percossa, attonita


la terra al nunzio sta,



muta pensando all'ultima


ora dell'uom fatale;


né sa quando una simile

10


orma di pie' mortale


la sua cruenta polvere


a calpestar verrà.



Lui folgorante in solio


vide il mio genio e tacque;

15


quando, con vece assidua,


cadde, risorse e giacque,


di mille voci al sònito


mista la sua non ha:



vergin di servo encomio

20


e di codardo oltraggio,


sorge or commosso al sùbito


sparir di tanto raggio;


e scioglie all'urna un cantico


che forse non morrà.

25



Dall'Alpi alle Piramidi,


dal Manzanarre al Reno,


di quel securo il fulmine


tenea dietro al baleno;


scoppiò da Scilla al Tanai,

30


dall'uno all'altro mar.



Fu vera gloria? Ai posteri


l'ardua sentenza: nui


chiniam la fronte al Massimo


Fattor, che volle in lui

35


del creator suo spirito


più vasta orma stampar.



La procellosa e trepida


gioia d'un gran disegno,


l'ansia d'un cor che indocile

40


serve, pensando al regno;


e il giunge, e tiene un premio


ch'era follia sperar;



tutto ei provò: la gloria


maggior dopo il periglio,

45


la fuga e la vittoria,


la reggia e il tristo esiglio;


due volte nella polvere,


due volte sull'altar.



Ei si nomò: due secoli,

50


l'un contro l'altro armato,


sommessi a lui si volsero,


come aspettando il fato;


ei fe' silenzio, ed arbitro


s'assise in mezzo a lor.

55



E sparve, e i dì nell'ozio


chiuse in sì breve sponda,


segno d'immensa invidia


e di pietà profonda,


d'inestinguibil odio

60


e d'indomato amor.



Come sul capo al naufrago


l'onda s'avvolve e pesa,


l'onda su cui del misero,


alta pur dianzi e tesa,

65


scorrea la vista a scernere


prode remote invan;



tal su quell'alma il cumulo


delle memorie scese.


Oh quante volte ai posteri

70


narrar se stesso imprese,


e sull'eterne pagine


cadde la stanca man!



Oh quante volte, al tacito


morir d'un giorno inerte,

75


chinati i rai fulminei,


le braccia al sen conserte,


stette, e dei dì che furono


l'assalse il sovvenir!



E ripensò le mobili

80


tende, e i percossi valli,


e il lampo de' manipoli,


e l'onda dei cavalli,


e il concitato imperio


e il celere ubbidir.

85



Ahi! forse a tanto strazio


cadde lo spirto anelo,


e disperò; ma valida


venne una man dal cielo,


e in più spirabil aere

90


pietosa il trasportò;



e l'avvïò, pei floridi


sentier della speranza,


ai campi eterni, al premio


che i desideri avanza,

95


dov'è silenzio e tenebre


la gloria che passò.



Bella Immortal! benefica


Fede ai trïonfi avvezza!


Scrivi ancor questo, allegrati;

100


ché più superba altezza


al disonor del Gòlgota


giammai non si chinò.



Tu dalle stanche ceneri


sperdi ogni ria parola:

105


il Dio che atterra e suscita,


che affanna e che consola,


sulla deserta coltrice


accanto a lui posò.

Nessun commento: